Interstellar

22/11/2014. Regista: Christopher Nolan. Sceneggiatura: Jonathan Nolan, Christopher Nolan (storia: Kip Thorne). Interpreti: Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain, Michael Caine, Matt Damon, Bill Irwin, John Lithgow, Casey Affleck, David Gyasi, Wes Bentley.169 min. USA. 2014. Giovani.
E’ facile criticare Interstellar per gli eccessi, per la sua esagerata lunghezza, perché la trama emotiva non appare riuscita e, soprattutto, perché allunga e semplifica un epilogo che richiedeva più concisione e mistero (il regista che ha lasciato mezzo pianeta a interrogarsi per una “trottola” in Inception, si sforza qui a chiarire anche il più piccolo problema di una trama, fino ad ora, eterogenea e confusa).

Tuttavia, se -in un film di 169 minuti- non ti dispiace che al 150 minuto si inizi ad esplorare un altro mondo, vuol dire che qualcosa deve avere Nolan, quando gli spettatori se ne entusiasmano. In altre parole: Interstellar è ben lungi dall'essere perfetto, ma è grande  spettacolo, uno di quei film che si consigliano agli amici senza paura, sapendo che non si pentiranno di aver lasciato i soldi al botteghino.

Il creatore della miglior saga di Batman racconta qui la storia di un padre che si imbarca in una complessa missione spaziale alla ricerca di una galassia in cui gli esseri umani possano vivere, perché la Terra è inabitabile. Partendo da questa sinossi, che condivide con titoli simili, e da una storia del fisico americano Kip Thorne, che prima attirò Steven Spielberg, Nolan costruisce una storia complessa su buchi neri, viaggi attraverso il tempo, e realtà in quarta e quinta dimensione.

Inception? Sì, ma alla grande. Nolan impazzisce letteralmente ricreando navi spaziali, mondi impossibili, galassie alternative e spazi paralleli. Il tutto accompagnato dall’utilizzo, anche piuttosto roboante, del suono e del silenzio, e da una colonna sonora -stridente alle volte- di Hans Zimmer. Questo eccesso mette lo spettatore nel mondo di Nolan, e aggiunge a questo festival di immagini e suoni una serie di interessanti riflessioni (non dico profonde, forse da questo angolo Spielberg avrebbe fatto meglio) sulla paternità, nonché alcune note azzeccate sull'ecologia sottolineando l'importanza dell'uomo come amministratore del pianeta.

Per concludere, per la gioia dello spettatore che va al cinema a divertirsi e a godere di una storia, si ritrova suk grande schermo un generoso cast: Matthew McConaughey, diventato un attore importante, fino a Michael Caine, Anne Hathaway, Jessica Chastain o Matt Damon. Come avevamo detto: un vero spettacolo! Ana Sánchez de la Nieta. ACEPRENSA.


Pubblico: Giovani. (ACEPRENSA)

Dracula untold

22/11/2014. Regista: Gary Shore. Sceneggiatura: Matt Sazama, Burk Sharpless. Interpreti: Luke Evans, Samantha Barks, Dominic Cooper, Charlie Cox, Sarah Gadon, Zach McGowan, Arte Parkinson, Diarmaid Murtagh, JJ Murphy.
92 min. USA. 2014. Adulti. (V)
Nel 1462, la Transilvania è un regno vassallo dell'Impero Ottomano. Il principe Vlad decide di ribellarsi, e per difendere il suo popolo e la sua famiglia dovrà fare un spaventoso accordo con una terribile creatura. Vlad l'Impalatore è una figura storica ben documentata, un eroe in Romania, il terrore dei Turchi. Nel 1897, l'irlandese Bram Stoker unì il mito del vampiro a questo personaggio, e lo convertì in icona del terrore popolare. Nel 1992, Dracula di Francis Ford Coppola per la prima volta ricorda il vero Vlad. La nuova versione va oltre e lo fa diventare un supereroe, il prototipo del cavaliere cristiano, difensore del debole, padre e marito perfetto.

Gary Shore ha realizzato un thriller d’azione – più di suspense che di terrore-  basandosi su una buona squadra di esperti di effetti speciali, con grandi battaglie, non troppo sanguinose, ingegnose trasformazioni e un esibizione dei poteri acquisiti dal principe Vlad, che lo trasformano in una macchina da guerra. Fernando Gil-Delgado. ACEPRENSA.


Pubblico: Adulti. Contenuti: V (ACEPRENSA)

La spia. A most wanted man

22/11/2014. Regista: Anton Corbijn. Sceneggiatura: Andrew Bovell. Interpreti: Philip Seymour Hoffman, Nina Hoss, Willem Dafoe, Rachel McAdams, Robin Wright. 121 min. USA. 2014. Giovani.
Il penultimo lavoro del compianto Philip Seymour Hoffman, nel ruolo del capo di un gruppo anti-terrorismo di Amburgo, è un esempio del suo enorme talento. Ciò può oscurare o minimizzare il merito di un film molto più di quanto ci si aspetterebbe, grazie all’atmosfera molto riuscita. I critici spesso ricorrono a questo concetto per spiegare quanto sia importante perché una storia funzioni, fluisca ed impatti; o perché si rovini, s’impanni e lasci indifferenti.

L’ olandese Corbijn è riuscito a dare alla sua storia un atmosfera molto attrattiva: i 121 minuti di riprese sono affascinanti. Il romanzo di John le Carré contiene meno sciocchezze esistenzialiste rispetto alle sue altre opere recenti, e aiuta il film ad essere “sconvolgente”, con un realismo inquietante (anche se Corbjin più che un buon regista, è un fotografo a cui il cinema, per il momento, non è il suo lavoro).

La sceneggiatura sa snocciolare una complessa operazione avente una impalcatura finanziaria molto importante: anche se è possibile dimenticarlo nei film, il denaro è fondamentale nel terrorismo! La storia si concentra sul lavoro di un piccolo gruppo di investigatori, gente comune, che non attirano l'attenzione, e passano inosservati.

Agenti stanchi con le occhiaie incrociano dati e raccolgono informazioni per raggiungere il cuore di un gruppo terroristico. Raramente il cinema è riuscito a ritrarre in un modo così potente lo schiacciante peso di chi deve difendere la propria squadra, cosciente che i servici di intelligence condividono informazioni e sono soggetti a pressioni da parte dei politici su di loro. Da sottolineare un Hoffman colossale, con un sorprendente il controllo della voce, dei gesti adeguati a un personaggio amante dell’alcool e che conduce una vita malsana.

Anche se nella versione originale suona scioccante, la decisione di lasciare che Hoffman (Günther Bachmann si chiama il suo personaggio) sia un tedesco con un inglese diverso di quello dei suoi colleghi tedeschi è stata indovinata, anche se genera un certo grado di confusione (vale lo stesso per i personaggi “tedeschi” di Rachel McAdams e Willem Dafoe). Alberto Fijo. ACEPRENSA.


Pubblico: Giovani. (ACEPRENSA)

The judge

22/11/2014. Regista: David Dobkin. Sceneggiatura: Nick Schenk  e Bill Dubuque da un argomento di David Dobkin e Nick Schenk. Interpreti: Robert Downey Jr., Robert Duvall, Vera Farmiga, Billy Bob Thornton, Leighton Meester, Vincent D'Onofrio, Jeremy Strong, Sarah Lancaster. 141 min. USA. 2014. Giovani (VSD)
Hank Palmer è un arrogante avvocato di New York che dovrà difendere suo padre, un onorabile giudice, accusato di omicidio.

Il problema di questo thriller è che la sceneggiatura è di Nick Schenk (Gran Torino) e che il nuovo arrivato Bill Dubuque non è all’altezza del ricco materiale narrativo e drammatico che sviluppa; oppure che è stato fatto qualche sbaglio nel taglio e nel montaggio finale. La verità è che la storia è troppo lunga, forse per eccesso di trame (alcune poco sviluppate). Questi difetti abbassano la qualità di The judge, che comunque è un interessante film drammatico adatto a un vasto pubblico. Jerónimo José Martín. ACEPRENSA.


Pubblico: Giovani. Contenuti: V, S, D (ACEPRENSA)

Due giorni, una notte

22/11/2014. Regista: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne. Sceneggiatura: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne. Interpreti: Marion Cotillard, Fabrizio Rongione, Pili Frangiflutti, Simon Caudry, Catherine Salee. 95 min. Belgio. 2014.
Giovani-adulti.
Confesso: in generale, il cinema sociale non è il mio preferito. Paradossalmente, nonostante le storie sono, il più delle volte, molto drammatiche, di solito mi costa trovare il nervo emotivo. Quindi, e malgrado i fratelli Dardenne non siano Ken Loach, mi sono avvicinato con una certa apprensione a Due giorni e una notte, l'odissea di una giovane madre che, per mantenere il suo lavoro, deve ottenere dei suoi compagni di squadra che rinuncino ad un bonus di mille euro. Durante un fine settimana, due giorni e una sera, accompagnata dal marito, si recherà in visita a ciascuno dei suoi colleghi per cercare di convincerli.
Come se vede, sulla carta, la storia è molto piccola. Il modo con cui filmano i Dardenne –cinepresa a mano attaccata al personaggio- non è particolarmente innovativo ... E tuttavia, questo film riesce a trasmettere tutto quel patos che viene diluito in titoli simili. Senza entrare in arringhe politiche o denunce strutturali, i Dardenne mettono il dito nella piaga su un dramma umano – di nuovo il paradosso- per espanderne i margini e costruire un film sociale che interpella, fa pensare e commuove.

Film umano al cento per cento che avvicina il riflettore, come la cinepresa, a ogni personaggio, a ogni famiglia e ne trae  conclusioni. Il problema -e la soluzione-, allora non è la disoccupazione, né le leggi, né una certa struttura, ma le persone. Senza fare un discorso, senza valersi di slogan, è chiaro in questa storia come, della crisi, si esce soltanto con sforzo, con generosità, con coerenza su certi principi e mettendosi nei panni del prossimo. Se poi il film può contare su una magnifica interprete e su un ritratto del matrimonio tanto attraente quanto poco edulcorato ... cosa altro si può dire? Che si conferma che al cinema non va bene andare con timori e pregiudizi. Ana Sánchez de la Nieta. ACEPRENSA.


Pubblico: Giovani-adulti. (ACEPRENSA)