The Lone Ranger

29/7/2013. Regista: Gore Verbinski. Sceneggiatura: Ted Elliott, Terry Rossio, Justin Haythe. Interpreti: Johnny Depp, Armie Hammer, Helena Bonham Carter, William Fichtner, Tom Wilkinson, Barry Pepper, Ruth Wilson, James Badge Dale, James Frain, Landall Goolsby, W. Earl Brown, Principe Bryant, Mason Cook Elston. 149 min. USA. 2013.



1869. Il giovane procuratore John Reid arriva ad una città nelTexas, luogo inospitale, sotto la costante minaccia degli indiani -ora in pace instabile con l'uomo bianco-, e in forte espansione grazie alla costruzione della ferrovia del potente Mr. Cole. Sullo stesso treno viaggiano l'assassino arrestato Butch Cavendish e il comanche Tonto, che devono essere giudicati. Ma prima, Cavendish scapperà, mentre Reid e Tonto formeranno per caso un tandem miracolosamente in salvo dopo l'incidente ferroviario. Una volta in paese Reid contatterà il fratello Dan, uomo d'azione che lavora come ranger nonostante che la giovane moglie Rebecca sia contraria.  John partirà con il fratello in cerca dell'assassino fuggito e la sua banda, ma cadranno in un sanguinoso agguato ...

Dopo pochi minuti di film, e senza vedere i titoli di coda, ogni spettatore sarà in grado di intuire che dietro questa super produzione ci sono gli stessi creatori della serie iniziata da Pirati dei Caraibi: La maledizione della perla nera, a partire dal produttore Jerry Bruckheimer, pasando dal direttore Gore Verbinski e continuando con il team di scrittura formato da Ted Elliott e Terry Rossio, ai quali si unisce Justin Haythe (Revolutionary Road). In realtà, The Lone Ranger segue lo  stesso schema della trilogia sparrowiana, ed è come se Verbinski avesse cambiato soltanto le acque del mare con le sabbie del West. Come tipi umani ci sono l'uomo bianco, giustiziere a malincuore, e il selvaggio comanche, uniti solo dal loro obiettivo comune; la diversificazione dei nemici; la damigella in pericolo tra le due parti; e, naturalmente, il bottino (solo qui l'oro viene scambiato con l'argento).

Indipendentemente da ogni precedente lavoro sui personaggi creati per la radio nel 1933 da George W. Trendle e successivamente sviluppati per la televisione da Fran Striker, qui gli scrittori riescono a produrre una sceneggiatura sull'inizio della partnership tra il vendicatore mascherato e il comanche Tonto, una storia efficace, anche se forse un po' contorta se si considera che in definitiva, l'argomento è semplice. A metà del film vi è chiaramente un calo di ritmo, come previsto data la sua lunga durata e le forti dosi di azione dell'inizio del film, e la sequenza finale assolutamente folle, dove assistiamo ad un'opera di effetti speciali, ritmi frenetici, sparatorie e velocità senza alcuna tregua.

Non c'è dubbio che si tratta di un veicolo perfetto per l'intrattenimento, sapientemente progettato per il box office. Comunque,i difetti si notano. Sia il prologo e l'epilogo sono superflui, e si vede troppo il loro senso artificioso: servire come esca per il pubblico giovane. Ma soprattutto, non funzionano bene e cominciano a stancare gli enormi contrasti così tipici nei film della squadra Bruckheimer: in primo luogo, il continuo oscillare tra umorismo infantile, scemo (stile Sparrow), e la serietà con alcune scene violente che attirano l'attenzione; d'altra parte, c'è realismo quando è richiesto e poi fantasie fiabesche poco digeribili; e, infine, gli effetti speciali sono troppo anacronistici in un ambiente così classico come il Far West, come si è comprovato nel prodotto fallito tipo Wild Wild West. In questo senso, è chiaro che Verbinski rende un tempestivo omaggio a John Ford, con quei preziosissimi scatti della Monument Valley o il gruppo religioso che canta sul treno la leggendaria "Shall We Gather At The River", e per poi dimenticare tutto questo "mood" classicista. Sono rimembranze del "Far West", che finiscono presto per far posto a approcci più moderni, indipendentemente dal territorio.

Per quanto riguarda gli attori, contro ogni previsione il migliore è probabilmente William Fichtner (Black Hawk Down), che interpreta un assassino psicotico con un volto poco riconoscibile. Johnny Depp torna a Jack Sparrow, solo che questa volta invece di pirata è indiano, e suscita seri dubbi sul fatto che possa fare qualcosa di diverso. Nel frattempo, Armie Hammer (The Social Network) è corretto, simpatico, anche se gli manca un po' di empatia con la storia, il suo carattere, con il tono ... La ragazza, una bella e poco conosciuta Ruth Wilson (Luther) è sotto utilizzata. E manca anche una colonna sonora a livello, anche se si ricuperano alcuni ritmi classici del west che si adattano molto bene. DECINE21.


Pubblico: Giovani. Contenuti: V (DeCine21)

Now You See Me. I maghi del crimini

29/7/2013. Regista: Louis Leterrier. Sceneggiatura: Edward Ricourt, Boaz Yakin, Ed Solomon. Interpreti: Jesse Eisenberg, Mark Ruffalo, Michael Caine, Morgan Freeman, Isla Fisher, Woody Harrelson. 144 min. Francia, USA. 2013. Giovani. (V, D)


Quattro maghi di strada, ma di grande talento, guidati da una mano misteriosa, formano una squadra formidabile, chiamata The Four Horsemen, la cui missione è ... un mistero. Un anno dopo li vediamo al MGM Grand di Las Vegas,  e mentre rapinano una banca a Parigi davanti il loro pubblico, senza lasciare il palco. Naturalmente la polizia -FBI e Interpol- interviene e assume come consulente Thaddeus Bradley, un mago dedicato a svelare i trucchi dei suoi colleghi in un canale televisivo.

Now You See Me è un thriller divertente e abbastanza innocente che avrebbe potuto essere un grande film se si fossero  curati alcuni dettagli. Se i tre scrittori si fossero preoccupati della storia, oltre lo spettacolo, sarebbe migliorato l'insieme. Ma si concentrano tanto sulla messa in scena, sui grandi spettacoli montati dal quartetto, e più tardi sullo "sventramento", che non c'è posto per le personalità dei maghi, del loro nemico o del misterioso disegno. E il risultato è che l'eccellente cast di attori è francamente sprecato.

Inoltre, Louis Leterrier, forse per alleviare il copione sbiadito, si dedica a spostare la cinepresa, senza che tutto questo  movimento aggiunga nulla. Infine, mentre uno dei maghi conclude che "alcune cose è meglio non spiegarle", il film si propone di spiegare tutto, anche l'inspiegabile, anche la "magia". Fernando Gil-Delgado. ACEPRENSA


Pubblico: Giovani. V, D (ACEPRENSA)

Uomini di parola

29/7/2013. Regista: Fisher Stevens. Sceneggiatura: Noah Haidle. Interpreti: Al Pacino, Christopher Walken, Alan Arkin, Julianna Margulies, Addison Timlin, Mark Margolis, Lucy Punch, Vanessa Ferlito.  95 min. USA. 2012. Adulti (VX+D+)

Val è appena uscito di prigione dopo 28 anni. Lo attende il suo amico Doc, che ha ricevuto lo sgradevole incarico di ucciderlo da un boss che vuole vendicarsi, perché incolpa Val della morte di suo figlio. Ma la notte è lunga, Doc non ha così chiaro cosa deve fare, e per il momento s'impone recuperare i vecchi tempi di baldoria e far partecipare alla "festa" Hirsch, un collega con cui condivide gli acciacchi della vecchiaia.

Riunire tre grandi e veterani attori con premi Oscar come Al Pacino, Christopher Walken e Alan Arkin non necessariamente fa un buon film. Uomini di parola avrebbe potuto essere un film di gangster divertente con surreali punti di commedia nera alla Quentin Tarantino, rivendicando l'amicizia e la vecchiaia. Ma voler fare una cosa non vuol dire essere capaci, e quello che viene fuori è un film fastidioso e ripetitivo in cui le ricorrenti battute sul viagra e il sesso con prostitute alla fine stanca.

È sempre possibile evidenziare qualche successo parziale, certe cose indovinate come la gradevole cameriera che serve Doc ogni giorno, o la scena del confessionale, ma predominano i luoghi comuni, come la vendetta della donna nuda. Alla fine si vede troppo l'inesperienza del regista Fisher Stevens e sceneggiatore Noah Haidle, a qui manca maturità. DECINE21.


Pubblico: Adulti. Contenuti V, X+, D+ (DeCine21)

Bianca come il latte, rossa come il sangue

29/7/2013. Regista: Giacomo Campiotti. Sceneggiatura: Fabio Bonifacci, Alessandro D'Avenia. Interpreti: Filippo Scicchitano, Aurora Ruffino, Luca Argentero, Romolo Guerreri, Gaia Weiss. 102 min. Italia. 2013. Giovani.


Leo (Filippo Scicchitano) ha sedici anni, poca voglia di studiare e tanta di dichiararsi a Beatrice (Gaia Weiss), la ragazza dai capelli rossi che frequenta il suo liceo. Perdutamente innamorato, prova in tutti i modi ad avvicinarla ma ogni volta non sembra mai quella buona. Esitante e maldestro, Leo chiede aiuto all'amico Niko e all'amica Silvia (Aurora Ruffino), invaghita di lui dalle medie e da una gita a Venezia. Inciampato dentro a un cinema e a un passo da lei, il ragazzo riesce finalmente a strapparle la promessa di rivedersi presto a scuola ma in aula Beatrice non tornerà più perché la leucemia le ha avvelenato il sangue e compromesso il futuro. Sconvolto ma risoluto, Leo decide di prendersi cura di lei e di accompagnarla nella malattia, allacciando con Beatrice una tenera amicizia che contemplerà il buio e la luce. Tra una partita di calcetto e un brutto voto da riparare, Leo imparerà la vita, la morte e l'amore.

Film positivo sul mondo dei ragazzi; un po' troppo accentuata la dimensione della sofferenza a scapito di quella amorosa. Recitazioni, montaggio, dialoghi e musiche decisamente sopra la media. Francesco Toscano. CINEMACASALBRUCIATO.


Pubblico: Giovani.

La miglior offerta

29/7/2013. Regista: Giuseppe Tornatore. Sceneggiatura: Giuseppe Tornatore. Interpreti: Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Sylvia Hoeks, Donald Sutherland. 124 min. Italia. 2013. Giovani-adulti. (X)

Virgil  Oldman è un borioso esperto d'arte che gestisce una casa d'aste a Roma. Grazie al suo amico Billy, che acquista per lui, ha una collezione segreta di ritratti magistrali di donne, che conserva in una camera privata. La sua egocentrica vita subisce un capitombolo quando entra in contatto con Claire, una donna misteriosa che vuole vendere la collezione d'arte ereditato dai suoi genitori. Chiusa a chiave nella sua villa romana, evita di vederlo, perché soffre di agorafobia.

Ambiziosa produzione scritta e diretta da Giuseppe Tornatore, girata in inglese. Si riconosce il vincitore dell'Oscar con Cinema Paradiso per il romanticismo angosciato, il desiderio di cogliere qualcosa che ci sfugge, e in una grande cornice –bisogna ricordare La leggenda del pianista sull'Oceano-, accentuata dalle opere d'arte e di un automa, più la fusione sonora con la partitura di Ennio Morricone, il suo compositore abituale. Nel cast si distingue Geoffrey Rush. Una gratuita ed esplicita scena di sesso stona in questa opera, così elegante.

Questo è un film di mistero e intrigo che, soprattutto, è una favola: l'uomo che nel suo amore per l'arte crede di aver soddisfatto tutte le sue aspirazioni, tra cui quello di condividere la vita con una donna, come se i suoi quadri avessero sublimato questo bisogno. Ma anche la torre d'avorio inespugnabile dell’egoista ha porte verso altre realtà, come la possibilità di donarsi ad un'altra persona e di essere corrisposto. Tornatore presenta la tensione tra la dolcezza, appena assaporata, e la comodità di una vita fabbricata per anni, con il vantaggio che i dipinti non protestano. Il regista italiano sa intrigare con questa donna il cui aspetto ci viene rubato quasi tutto il tempo, mentre si vede che l’unica cosa che umanizza Virgil è il rapporto con gli altri. José María Aresté. ACEPRENSA


Pubblico: Giovani-adulti. Contenuti: X (ACEPRENSA)

To The Wonder

30/6/2013. Regista: Terrence Malick. Sceneggiatura: Terrence Malick. Interpreti: Ben Affleck, Olga Kurylenko, Rachel McAdams, Javier Bardem.133 min. USA. 2012. Adulti. (X)


Dopo il controverso The Tree of Life, il regista Terrence Malick mantiene una assoluta continuità di fondo e di forma in To the Wonder. Senza raggiungere il livello di quella, questa può essere considerata come la sua continuazione, il suo corollario. La trama si incentra su Neil, un chimico americano che vive una storia d'amore a Parigi con una Marina molto innamorata, divorziata, madre di Tatiana. Marina si decide a trasferirsi negli Stati Uniti con la figlia e a sposare Neil. Ma il suo desiderio di farlo in chiesa è ostacolato dal suo precedente matrimonio. Quando il suo visto scade e torna in Francia, Neil riprende una vecchia relazione con un'altra donna divorziata, Jane, ma non dimentica il suo amore per Marina.

Malick vuole descrivere limpidamente la fragilità dell'amore umano, la sua radicale insufficienza, quando non fa riferimento all’Amore divino. Può suonare antiquato, ma questo è esattamente ciò che propone Malick. Ma non lo fa in chiave moralistica o prescrittiva. Prima di entrare nell’approccio etico, preferisce fermarsi in quello metafisico/teologico: la realtà è positiva, e l'uomo, nonostante sia stato toccato dal male, desidera la pace, la bellezza e l'amore infiniti che possono essere trovate soltanto nella la luce della grazia di Dio. I personaggi, di cui si sente solo la loro anima come voce in off, riconoscono questa precarietà antropologica: "Assetati. Abbiamo sete ".

Il viaggio antropologico è lo stesso di L’albero della vita. Si comincia con la sorpresa della vita, come se fosse una prima risurrezione: "Sono appena nato. Mi hai tirato fuori dalle ombre". Malick scatena tutto il suo mestiere fotografico col grandangolare per regalarci delle immagini struggenti della natura e dell'arte. Questa teologia della creazione di Malick gli attirò accuse di panteismo per suo precedente film, e qui, con l'allusione continua a Cristo, sono smentite. In una seconda fase viene l’oscurità, la debolezza, il peccato. Cambia lo scenario. Le scavatrici, il fango scuro, il mondo della contaminazione di piombo e cadmio, pozzanghere fangose. Tra il cielo luminoso e questa terra putrida c’è Neil, in piedi, cercando di essere uomo.

Ci sono due altri personaggi catalizzatori molto importanti. Il prete (Javier Bardem), che supera la sua aridità nella fede attraverso il cammino della carità, lo scoprire Cristo in ogni volto sfigurato: i poveri, i tossicodipendenti, i carcerati ... È questo personaggio che continuamente proclama che l'amore umano, se è solo sentimento, se non vive dell’amore di Dio, fallisce. Infine vi è una donna vestita di nero che rappresenta la tentazione di Satana nel deserto. Lei tenta Marina: "La vita è solo il sogno. Vattene. Lascia Neil. Sii libera. Fai quello che vuoi ".

L'intero film è riassunto in una preghiera. Le ultime sentenze dei personaggi sono: "Grazie", "Siamo fatti per vederti", "Che le nostre vite solo possano essere riflesso della tua luce". Malick continua a dare le spalle alle regole del gioco commerciale e fa il cinema che vuole fare, senza nulla concedere alla galleria. Questo lo onora. Juan Orellana. ACEPRENSA.


Pubblico: Adulti. Contenuti: X (ACEPRENSA)

World War Z

30/6/2013. Regista: Marc Forster. Sceneggiatura: Matthew Michael Carnahan e J. Michael Straczynski, basato sul romanzo di Max Brooks. Interpreti: Brad Pitt, Mireille Enos, Matthew Fox, Daniella Kertesz, David Morse. USA. 2013. Adulti (V)


World War Z ha suscitato molto scalpore al box office in tutto il mondo ... e si capisce. Questo film di zombie prodotto e interpretato da Brad Pitt ha tutto quello che si può chiedere da un blockbuster estivo rivolto ad un pubblico giovane: adrenalina pura in fase di avvio (se il ritmo del film fosse sempre stato come i primi cinque minuti, più di uno avrebbe avuto un infarto), uno sviluppo man mano più lento –sempre al’interno di un ritmo intenso- e un finale debole, ma che prepara un secondo capitolo. Beh, vista la risposta al botteghino, che ci sarà un'altra puntata sembra sicuro.

Il grande merito del film, oltre giocare con il tema zombie, ideale sullo schermo, sta nello scommettere su una formula classica che è vincente: si alternano azione spettacolare con sviluppo dei personaggi e, se possibile, vi è un eroe. È una regola da manuale, ma molti registi, rapiti dalle possibilità offerte dalla tecnologia di oggi, finiscono per perdersi in mezzo a un'esplosione di effetti speciali.

Marc Forster aggira questo pericolo. Non bisogna dimenticare che è il direttore di Neverland o Vero come la finzione, e che tra i suoi punti di forza è quello di essere un amante della narrazione. Nella World War Z, tra le battaglie, si parla di famiglia, amore per la patria, -sì, il film è un americanata- e generosità, coraggio e sacrificio come virtù eroiche. Se poi queste virtù si incarnano in personaggi fisicamente attraenti, meglio. Come è tradizionale tutto questo, vero? E come è attuale ... così da riempire i cinema, che, per inciso, costano sempre di più. Ana Sánchez de la Nieta. ACEPRENSA.


Pubblico: Adulti. (V) (ACEPRENSA)

L'Uomo di Acciaio

30/6/2013. Regista: Zack Snyder. Sceneggiatura: David S. Goyer. Interpreti: Henry Cavill, Russell Crowe, Amy Adams, Kevin Costner, Michael Shannon. 143 min. USA. 2013. Giovani.



Zack Snyder, regista di 300 e Watchmen, è stato scelto dalla Warner e dal produttore esecutivo Christopher Nolan per dirigere questa nuova versione di Superman. La strategia è molto simile a quello che Nolan e Goyer -il suo sceneggiatore- utilizzarono per Batman Begins, il film che ha segnato la reinvenzione di un eroe che era entrato nel mixer dei film molti anni fa.

Il film, nel suo inizio e in alcuni altri momenti, appare discreto, ma non buono. Ci sono 60 estenuanti minuti di combattimenti e di distruzione, con tonnellate di spazzatura e detriti digitali, molto noiosi. È un film cosi scontato, così elementare, che stordisce. Quando il personaggio non indossa il mantello, il film diviene più interessante. Lo stesso succedeva con Batman, con la differenza che Christian Bale è un portento di attore e Henry Cavill, no. Insomma dà per quello che ha: un fumetto schematico,  viene salvato da un montaggio frammentato e da un impianto tragico dove, sotto l’acciaio e con testi da far arrossire, si affaccia un po’ di umanità, di senso drammatico.

Snyder è ingombrante e ampolloso, i suoi film hanno sempre un tono altezzoso. E questo stanca. Gioca a suo favore la qualità di attori come Crowe, Adams, Costner e Shannon (un cattivo secondo il nuovo manuale di Hollywood per le saghe da fumetti), che sono bravi nei momenti più emozionanti, a dare aria ad una storia che starebbe contenuto comodamente in un tovagliolo di carta.

Il film è il compendio di un modo di fare cinema che, oggi come oggi, è l'unico che sembra in grado di riempire grandi sale di cinema e di sostenere l’impero cinematografico americano. Realizzato con 225 milioni di dollari di budget, l’incasso in Nord America del fine settimana della prima è stato di125 milioni, e non ho dubbi che arriverà a 1.000 milioni. Le major sanno bene che il loro pubblico più fedele, gli adolescenti, non si stanca mai di supereroi. Alberto Fijo. ACEPRENSA.


Pubblico: Giovani (ACEPRENSA)

Star Trek. Into Darkness

30/6/2013. Regista: J. J. Abrams. Sceneggiatura: Alex Kurtzman, Damon Lindelof e Roberto Orci, basato sulla serie televisiva Star Trek. Interpreti: Chris Pine, Zoe Saldana, Karl Urban, John Cho, Zachary Quinto, Anton Yelchin, Simon Pegg. 134 min. USA. 2013. Giovani. (V, S)



Creatore di serie tv come Lost e Alias​​, e regista di film come Mission: Impossible III o Super 8, J.J. Abrams ha diretto nel 2009 Star Trek: il futuro ha inizio, intorno alla gioventù del ribelle capitano Kirk e del resto dell'equipaggio della leggendaria nave spaziale S.S. Enterprise. Molti lo hanno descritto come la produzione più spettacolare della veterana saga fantascientifica, creata nel 1966 per la NBC da Gene Roddenberry. Fino a quel momento aveva fatto cinque serie televisive live-action, una serie animata in 2D e 10 lungometraggi.

Ora, i suoi seguaci –i trekkies-, dopo aver elogiato il prequel di Abrams, si divideranno di più sulla continuazione, Star Trek: Into Darkness, dove il capitano Kirk e il suo equipaggio affrontano un pericolosissimo terrorista con superpoteri, che mette mettere in pericolo l'esistenza della Federazione.

Il film offre di nuovo alcune interpretazioni efficaci e un’impressionante fattura visiva e musicale. Ci sono diverse sequenze d'azione spettacolari in 3D stereoscopico, divertenti momenti di humour, soprattutto da parte del inglese Simon Pegg, e qualche spunto drammatico di interesse sulla maturazione di Kirk e Spock e la capacità di sacrificio di entrambi. Ma questa puntata non gode del ritmo veloce della precedente, pone dilemmi morali più schematici, utilizza eccessivamente un incomprensibile gergo pseudo spaziale comune nel franchising e flirta con una visione immanente e atea della vita. In ogni caso, l’insieme è abbastanza divertente, e piacerà a un vasto pubblico. Jerónimo José Martín. ACEPRENSA.


Pubblico: Giovani. Contenuti: V, S (ACEPRENSA)

Una notte da leoni 3

30/6/2013. Regista: Todd Phillips. Sceneggiatura: Craig Mazin e Todd Phillips. Cast: Bradley Cooper, Ed Helms, Zach Galifianakis, Justin Bartha. 100 min. USA. 2013. Giovani-adulti. (D, S)


Episodio finale della serie di grande successo che inizio a Las Vegas e termina nello stesso luogo. Il branco è cresciuto, tranne Alan, che si comporta ancora come un adolescente e finirà per coinvolgere i suoi amici in una pericolosa avventura.

Di fronte agli episodi precedenti, il film costruisce una trama più elaborata e vicina al film d'azione, allontanandosi dal vandalismo sessuale (anche se ci sono ancora note rozze, più un epilogo di cattivo gusto, alla fine dei titoli di coda). Il risultato è un film ben interpretato –sensazionale Zach Galifianakis- con momenti divertenti ... e facilmente dimenticabile. Ana Sánchez de la Nieta. ACEPRENSA.


Pubblico: Giovani-adulti. Contenuti: D, S (ACEPRENSA)