L'attore Tate Taylor si mette dietro la cinepresa per
dirigere un film che, dopo nove settimane nelle sale negli Stati Uniti, ha
raccolto più di $ 160 milioni, rispetto ai 25 milioni di budget. Parte della
responsabilità di questo successo si deve ai suoi interpreti, tra i quali Emma
Stone, Viola Davis, Bryce Dallas Howard, Jessica Chastain e Octavia Spencer.
Questo film è un adattamento del primo romanzo di Kathryn
Stockett, The Help, una storia con
elementi autobiografici situata a Jackson, la stessa città che diede i natali
alla scrittrice. Si tratta di un melodramma sociale inquadrato nella lotta per diritti
civili degli afroamericani nel Mississippi negli anni 60. Si riferisce al mondo
delle colf, dove non poche donne sono state sottoposte a umiliazioni
sistematiche e a disprezzo razzista.
Il personaggio principale, Skeeter, una ragazza bianca di
20 anni, consapevole della mancanza di riconoscimento sociale di queste donne,
decide di aiutarle con la sua competenza, il giornalismo. Ciò richiede la
collaborazione di due cameriere che hanno molto da raccontare, Aibileen, e la
sua amica Minny.
Il film, nonostante il tema trito, è fresco, ben
raccontato e tratta con competenza e generosità l’impulso emotivo di trame e
personaggi. Tuttavia, questo savoir faire
perde un po’ di smalto per colpa di uno script molto manicheo e popolato da
personaggi estremi: la scema molto scema, la cattiva molto cattiva, la
sempliciotta molto sempliciotta, e così via. Questo schematismo fa perdere
credibilità e forza morale alla storia. Fortunatamente, i personaggi di
Skeeter, Aibileen e Minny sono più ricchi di sfumature e compensano in qualche
modo la semplicità di questo coro di secondari così istrionico. D'altra parte,
il film potrebbe migliorare se fosse un po’ più breve. Eppure, come film piace
e funziona, e propone un modo umano di superare lo scontro razziale, facendo
apologia del perdono e della riconciliazione in un senso cristiano. Juan Orellana. ACEPRENSA.
Pubblico: Giovani. (ACEPRENSA)