RANGO

26/3/2011. Regista: Gore Verbinski. Sceneggiatura: John Logan. Voci originali: Johnny Depp, Timothy Olyphant, Isla Fisher, Abigail Breslin, Bill Nighy. 107 min. USA. 2011. Tutti-Giovani

Un camaleonte in cattività scappa dalla triste realtà: un terrario, dove l'unica compagnia è una bambola Barbie rotta-immaginandosi film di cui diventare il protagonista. Il destino lo porterà presso una triste popolazione del wild west chiamata Dirt (sporcizia), che sta morendo di sete. Ed è laggiù, che potrà apparire proprio come il desiderato eroe di un film, che arriva in città appena in tempo per salvare la comunità da un gruppo di malvagi banditi.



Al suo primo film d'animazione, Verbinski offre un divertente e originale omaggio al western, con l'aiuto di Johnny Depp. Il camaleonte Rango è stato progettato ad immagine dell'attore, che ha messo la voce e l'anima. La miscela west-Depp ci offre una commedia pazza, intelligente: una dichiarazione d'amore per il genere western. Infatti, nonostante lo strano aspetto, Rango è un western crepuscolare che attinge a fonti classiche nelle trame, nei personaggi e nei conflitti: il bullo, il vigliacco, gli ultimi eroi, la ricerca di un'identità, lo sfruttatore, il duello, i grandi inseguimenti, la storia sentimentale e lo spirito del West. La fotografia è realistica e spettacolare, e l'allusione a Clint Eastwood è riuscita e divertente, come pure quelle numerose a Sergio Leone, talune a Cat Ballou, ed anche a molti altri classici.

Ma Rango è troppo lungo e presenta qualche caduta di ritmo, compensata da buoni dialoghi e personaggi straordinari. Rimane da sapere a quale pubblico intende rivolgersi la pellicola. Adatta a bambini pre-adolescenti, ma idonea -in fondo- solo agli amanti del western, genere di cui spesso i giovani sanno ben poco. Un buon film, che deve però ancora trovare un suo pubblico. Fernando Gil-Delgado. ACEPRENSA.

Pubblico: Tutti-Giovani. Contenuti: --- (ACEPRENSA)

The fighter

26/3/2011. Regista: David O. Russell. Sceneggiatura: Paul Tamasy, Eric Johnson, Keith Dorrington, Scott Silver. Interpreti: Mark Wahlberg, Christian Bale, Amy Adams, Melissa Leo, Mickey O’Keefe, Jack McGee. 114 min. USA. 2010. Giovani. (VXD)

Micky Ward è un pugile di origine irlandese, allenato dal fratello Dicky Eklund, un tempo campione di belle speranze ed ora succube della droga: del crack. Funge da manager la madre, Alice. In breve, la carriera di Micky è un affare di famiglia. Impostata così, potrebbe avere tanto poco futuro come Dicky. L'unica soluzione, caldeggiata dalla fidanzata Charlene, è proprio quella di staccarsi dal clan familiare: davvero dura!

Film potente, basato su una storia reale, con eccellente impiego di elementi classici, tipici del dramma sportivo del pugilato. Ha avuto 7 nomination agli Oscar, ivi quella dedicata al miglior film. Lo sport dei cazzotti ha sempre fornito l'opportunità di girare ottimi film, perché si presta anche ad affrontare grandi questioni, del tipo: come superare la bassa estrazione sociale di provenienza -la famiglia di Micky vive in un quartiere della classe operaia di Lowell (Massachusetts)-, trovare lo staff adeguato -allenatore e manager-, contare sul supporto necessario -qui si mostra la tensione del protagonista, preso tra due fuochi familiari-, non intimorirsi davanti gli avversari. E cosa non da poco: aver voglia di vincere.

Colpisce davvero la forza del testo, che usa -da asse portante della prima metà del film- le riprese di un documentario su Dicky Eklund. Questa trovata -ed i conflitti familiari annessi- conferiscono forte profondità alla trama realistica. Le cose che contano non sono gli incontri di boxe, anche se hanno un loro valore, ma soprattutto il climax.
David O. Russell (Three Kings), si dimostra un grande regista. Ci sono passaggi ad elevato impatto visivo, come quello in cui i fratelli lavorano sull'asfalto di una strada del quartiere, in cui si situa molto bene l'ambiente narrativo. E non servono grandi discorsi, basta l'immagine stessa per vedere come la fede sostenga i fratelli nelle più complicate situazioni. Gli attori, molto ben diretti, forniscono notevoli recitazioni. Da Mark Wahlberg -anche produttore- che interpreta il protagonista al bivio, al sorprendente Christian Bale -pelle ed ossa, ricorda Daniel Day-Lewis-, o alle splendide Amy Adams e Melissa Leo, rispettivamente nelle parti di fidanzata e madre di Micky. José María Aresté. ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani. Contenuti: V, X, D (ACEPRENSA)

Non lasciarmi

26/3/2011. Regista: Mark Romanek. Sceneggiatura: Alex Garland. Interpreti: Carey Mulligan, Andrew Garfield, Keira Knightley, Charlotte Rampling, Sally Hawkins. 103 min. Adulti. GB, USA. 2010. (X)

A differenza del romanzo di Kazuo Ishiguro, cui s’ispira, Non lasciarmi offre la sua chiave interpretativa fin dalla prima scena. Kathy (Carey Mulligan, An Education), la protagonista, rivela chi e che tipo di persona sia, ma lo fa in un modo così indirettamente accennato, che quasi lo si dimentica quando inizia il lungo flash-back, dove la propria storia si intreccia a quella di due amici: Tommy e Ruth. Sono cresciuti insieme a Hailsham, un convitto per bambini molto speciali. Tutto sembra idilliaco, ma compare sempre un elemento stonato, qualcosa di inquietante. Un giorno, un insegnante non potendone più, dice loro la verità: voi siete allevati come donatori di organi, siete stati creati per donare i vostri organi ad altri. Essi accettano il loro destino, anche se vorrebbero un po' di tempo: almeno, per amare.


Mark Romanek ha fatto un eccellente film, all'altezza di un grande romanzo, che sfoggia una sceneggiatura intelligente, una fotografia perfetta, una recitazione di lusso: è una opera toccante, ma deprimente. Penso che Romanek ha catturato l'essenza di Ishiguro: rivelare poco, rendendo lo spettatore/lettore un osservatore attento, capace di trarre conclusioni decisive, a partire dai dettagli, seguendo particolarmente il filo dell’amore. La storia è semplice: tre amici crescono insieme, Tom e Kathy s’innamorano, ma Ruth non sembra propensa a reggere il moccolo... Queste sono le loro vere preoccupazioni, non la precoce morte annunciata. In questa storia tutti noi vediamo ciò che la società rifiuta di vedere: Tom, Kathy e Ruth sono esseri umani, non solo portatori di organi che i medici prelevano, quando ne ha bisogno un paziente.

Non vi è fantascienza, anche se il film si collega decisamente allo straordinario romanzo futuristico Clones, di Michael Marshall Smith. Si tratta di umanità e di una società dove trionfa l'utilitarismo; si tratta di empatia e amore, e alla fine rimane un senso di pena infinita: di aver visto qualcosa di molto bello, ma che lascia davvero molto tristi. Fernando Gil-Delgado. ACEPRENSA.

Pubblico: Adulti. Contenuti: X (ACEPRENSA)

127 ore

26/3/2011. Regista Danny Boyle. Sceneggiatura: Danny Boyle, Simon Beaufoy. Interpreti: James Franco, Lizzy Caplan, Kate Mara. 94 min. USA, GB. 2010. Giovani. (VD)

Aron Ralston ama gli sport estremi. Senza mai rivelare a nessuno dove vada, si reca sugli abissi dei grandi cañon dello Utah, un paesaggio roccioso incredibile. Lì si diverte un mondo, finché un passo falso lo fa cadere in un burrone. Il braccio è bloccato da una roccia così pesante, che appare impossibile spostare. Aron trascorre le 127 ore che danno il titolo al film, lottando per sopravvivere e sperimentando un particolare esame di coscienza sui propri 25 anni di esistenza




Il britannico Danny Boyle si ripete, avvalendosi dello sceneggiatore Simon Beaufoy, che ha conseguito l'Oscar per The Millionaire. Adattano insieme l'autobiografia dello stesso Aron Ralston, dove si raccontano le di lui peripezie. Ed offre una storia di sopravvivenza, la cui chiave di lettura è il ricordo dell'amore dei suoi cari, con un marcato senso della provvidenza sullo sfondo, tema già presente in The Millionaire e soprattutto in Millions. Anche se il film dura relativamente poco, la sfida principale che deve affrontare Boyle è quello di mantenere vivo l'interesse in una mono- situazione, un schema simile a Buried-Sepolto. Certamente, il film diventa un po' ripetitivo e può stancare, ma il regista dimostra carattere con la cinepresa e le inquadrature, ricorrendo all'uso della camera amatoriale di Aron, dando vita alle scene oniriche e alla visione da verme sul fondo dell'abisso. Anche la colonna sonora di un altro membro del team The Millionaire, A.H. Rahman, gioca il suo ruolo.
La recitazione di James Franco è degna di nota, perché sostiene l'intero peso del film. Gli altri, solo comparse. Molto dura l'ambientazione, affrontata in modo iperrealistico. José María Aresté. ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani. Contenuti: V, D (ACEPRENSA)