Iron Man

17/5/2008. Regista: Jon Favreau. Sceneggiatura: Mark Fergus, Hawk Ostby, Art Marcum, Matt Holloway. Interpreti: Robert Downey Jr., Terrence Howard, Jeff Bridges, Shaun Toub, Gwyneth Paltrow. 126 m. USA 2008. Giovani (VS)

Jon Favreau (Elf, Zathura) dirige il suo terzo film, dopo un lungo tirocinio da attore comprimario di cinema e tv. Iron Man è l’ennesimo supereroe dei comic Marvel che passa al grande schermo. In questo caso, si tratta di un film divertente e spettacolare, con un personaggio che va oltre i cliché eroici dei fumetti scritti da Stan Lee e Jack Kirby.



Il protagonista, Tony Stark, è un brillante ingegnere, proprietario di un’industria bellica, molto ben agganciata al Pentagono. La sua vita scorre frivola, tra lusso e sfrenatezza, finché durante un viaggio intrapreso per promuovere un prodotto d’avanguardia, un missile intelligente, sorge un imprevisto.

Si avverte, nel copione, la partecipazione di due degli autori del testo del film I figli degli uomini. Infatti, il personaggio di Stark è gradevole e scintillante. Inoltre, il film non abusa (come poteva anche accadere, vantando un budget di 190 milioni di dollari) degli accorgimenti traspositivi -spesso destinati al fallimento-, usati quando si porta su grande schermo l’epica del fumetto.

Pur non essendo un capolavoro, l’argomento della trama è ben condotto, con personaggi divertenti. Come negli altri film di supereroi Marvel (Spiderman, Hulk, I Fantastici 4, Daredevil, X-Men), assistiamo alla vicenda che tempra l’eroe, che in questo caso appare come tipo un po’ mascalzone e prepotente, molto ben interpretato da Robert Downey Jr. Lo accompagnano grandi attori, come Jeff Bridges, Terrene Howard e Gwyneth Paltrow.

Certamente l’impostazione scenica è molto più vivace, rispetto alle svolte della trama ed al finale, dove si avvertono tutti i classici limiti di Favreau regista. Il cattivo è, come al solito, rozzo e schematico. Non manca nemmeno una stupida e inverosimile concessione erotica. Ma il film è ameno e divertente, con alcune gag molto riuscite.

I fan di questo prolifico sottogenere saranno contenti, poiché Hollywood non accenna a ridurne la produzione. Ecco i film di supereroi, di prossima visione: Hulk 2, con Edward Norton protagonista, Thor, e Nick Fury (uno dei personaggi più simpatici di Marvel). Alberto Fijo. ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani. Contenuti: V, S (ACEPRENSA)

Notte brava a Las Vegas

17/5/2008. Regista: Tom Vaughan. Sceneggiatura: Dana Fox. Interpreti: Cameron Diaz, Ashton Kutcher, Treat Williams, Dennis Miller, Rob Corddry, Lake Bell. 99 m. USA 2008. Giovani-adulti. (DS)

Joy Mc Nally è una donna in carriera, lasciata dal fidanzato nel bel mezzo di una festa di compleanno. Jack Fuller, piccolo e simpatico furfante e scansafatiche, è stato licenziato dalla fabbrica del padre. I due viaggiano a Las Vegas per rifarsi. Dopo una notte brava, si ritrovano sposati. L’unico ostacolo al divorzio è che, nelle ore folli in cui si sono sposati, hanno vinto 3.000.000 di dollari.

Partendo dalla sceneggiatura di Dana Fox (autrice della mediocre The wedding date – L’amore ha il suo prezzo), il regista britannico Tom Vaughan, al suo secondo film, confeziona un prodotto molto commerciale che ripropone gli ingredienti vincenti della commedia romantica, da quando esiste il cinema: una coppia attraente che s’incontra, si piace, litiga, per poi scoprire che l’uno è fatto per l’altra. Forse perché il copione di Fox inizia dalla lite, il film si inserisce nell’eterna lotta dei sessi, ma lo fa con simpatia, con momenti spesso molto divertenti, talvolta un po’ grossolani e con stolido humour escatologico. Inoltre, la sceneggiatura ha il coraggio di proporre una visione positiva del matrimonio, anche se la coda finale (in linea con le mascalzonate grossolane in Tutti pazzi per Mary) sia assurda.

Tenendo conto di queste limitazioni, la commedia regge bene, grazie anche alla coppia di protagonisti. A 36 anni, Cameron Diaz continua a rivelare il suo talento comico per film fuori dalle righe; mentre Asthon Kutcher, che ha confessato di aver dovuto moderare le sue tendenze istrioniche, si rivela un partner adeguato. Ana Sánchez de la Nieta. ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani-adulti. Contenuti: D, S (ACEPRENSA)

Speed Racer

17/5/2008. Registi: Andy Wachowski, Larry Wachowski. Sceneggiatura: Andy Wachowski, Larry Wachowski. Interpreti: Emile Hirsch, Susan Sarandon, John Goodman, Christina Ricci, Matthew Fox, Hiroyuki Sanada, Ji Hoon Jung, Richard Roundtree, Roger Allam, Benno Fürmann. 135 m. USA 2008. Giovani. (V)

Dopo Bound-Torbido inganni e la trilogia di Matrix, I fratelli Andy e Larry Wachowski trasferiscono su grande schermo la popolare serie giapponese di cartoni animati Mach GO Go Go, nota negli USA come Speed Racer. Creata nel 1967 da Tatuo Yoshida, a partire dai propri manga (comics), l’azione si svolge in un variopinto mondo retró-futurista, con estetica da anni sessanta. Vi sono molto popolari le corse di bolidi, dove sono permessi scontri offensivi e difensivi. I veicoli sono dotati di sofisticati optionals, che permettono di raggiungere velocità spettacolari; ed anche saltare.



In questo ambiente elettrizzante, ha vissuto fin da bambino Speed Racer, temerario pilota adolescente, che conserva molte delle eccellenti qualità del fratello, Rex Racer, morto anni fa in strane circostanze. Speed corre su di un impressionante bolide, Match 5, disegnato dal padre e dal divertente meccanico di sua fiducia. La situazione si complica quando Speed rifiuta l’offerta del miliardario e corrotto Royalton, proprietario di scuderia. Speed riceve aiuto da X Racer, misterioso pilota mascherato.

I Wachowski si mantengono fedeli al serial originale, attraverso un impianto filmico molto aggressivo ed uno spettacolare spiegamento di effetti visivi, con cui ricreare un mondo quasi interamente virtuale e psichedelico. Costa accettare tale rischiosa estetica, che a molti sembrerà kitsch. Tuttavia, chi accetta questo singolare cocktail di animazione e azione reale resterà davvero soddisfatto, perché la trama è divertente e con numerose sequenze molto spettacolari. Diverse sottotrame drammatiche e comiche, ben inserite tra loro danno peso ai personaggi. Questi risultano essere tutti molto ben interpretati da attori di primo piano, che hanno preso sul serio l’incursione dei Wachowski nel cinema destinato alle famiglie. Jerónimo José Martín ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani. Contenuti: V (ACEPRENSA)

Certamente, forse

17/5/08. Regista: Adam Brooks. Sceneggiatura: Adam Brooks. Interpreti: con Ryan Reynolds, Isla Fisher, Rachel Weisz, Derek Luke, Elizabeth Banks, Abigail Breslin. 112 m. USA, Gran Bretagna, Francia, 2008. Giovani-adulti. (SD)

Will Hayes è un professionista trentenne, sull’orlo del divorzio. Sua figlia Maya, di 10 anni, non capisce la situazione e chiede a papà di raccontarle come s’innamorò di mamma. Hayes le propone un gioco: le racconterà la storia della sua vita e dei suoi amori con tre donne. Maya dovrà scoprire quale delle tre è sua madre.

L’impostazione di Adam Brooks (sceneggiatore di Wimbledon e French Kiss) è coinvolgente. Lo stesso dicasi per l’inizio del film, con una spontanea Abigail Breslin, incorreggibilmente curiosa. Emerge anche una decisa critica allo scioccante e grossolano modo d’insegnare educazione sessuale nelle scuole.

Ma siamo solo all’inizio. Sembra che Brooks (autore dell’adattamento di Che pasticcio, Bridget Jones) subito dopo ci ripensi e, preferendo non rischiar troppo, adotti poi una narrativa classica -un flashback interrotto ogni tanto dalle domande di Maya a suo padre- con una visione più “adattata” alla realtà, cioè, più disincantata e qualunquista, compiacente e acritica (tranne due battute politiche). E, soprattutto, meno romantica. Ciò che infatti Certamente, forse racconta non è la conquista dell’amore, bensí il suo irrimediabile dileguarsi. In tal senso, il film finisce per diventare decisamente antiromantico, malgrado il finale, che suona così falso e artefatto da alterare la stessa recitazione di Abigail Breslin (si nota subito se un bambino non crede in quello che dice).

Brooks ha utilizzato un buon team tecnico, che da solidità a questa agrodolce commedia, sintesi di una storia che si svolge nel corso di sedici anni. La fotografia, di Florian Ballhaus (Il diavolo veste Prada), è molto curata. La musica di Clint Mansell (L’albero della vita) si rivela eccellente elemento, nel suo marcare il trascorrere del tempo. Il film rivela anche un cast femminile convincente -non adeguato, invece, il protagonista maschile- che mette in luce oltre Breslin, Rachel Weisz e Isla Fisher. Ma alla fin fine, è un ennesimo esempio di film “tutto fumo e niente arrosto”: esaurisce la propria originalità in un paio di sketch. Ana Sánchez de la Nieta. ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani-adulti. Contenuti: S, D (ACEPRENSA)