Star wars. Episodio III. La vendetta dei Sith

21/05/2005. Regia: George Lucas. Sceneggiatura: George Lucas. Interpreti: Hayden Christensen, Ewan McGregor, Natalie Portman, Samuel L. Jackson, Ian McDiarmid. 146 m. USA. 2005. Giovani.

In quest’ultimo capitolo della saga galattica, proseguono le Guerre Clon, mentre la tensione e la mutua sfiducia tra il Cancelliere Supremo Palpatine e il Consiglio Jedi continuano a crescere. Anakin Skywalker, giovane cavaliere Jedi e discepolo del maestro Obi-Wan Kenobi, si dibatte tra la fedeltà alle sue promesse di Jedi, al servizio della libertà della Repubblica, e le accattivanti offerte dell’ambizioso Lord Palpatine. L’amore di Anakin per Padmé Amidala, sua moglie, subisce una forte emozione alla notizia che lei è incinta.

George Lucas, 61 anni, conclude con questo episodio la trilogia che si riaggancia al così detto “Episodio IV”, lo splendido film (Guerre stellari) che aprì la saga, lasciando a bocca aperta tutto il mondo, nel lontano 1977 (a mio giudizio, è veramente uno dei migliori film di avventure della storia del cinema).

Questo “Episodio III” è migliore dei due precedenti, come facilmente rileva chiunque li abbia visti. Lucas ha cercato di correggere i difetti dei precedenti, severamente criticati (infantilismo, uso eccessivo di pupazzi, tono sdolcinato, trama dispersiva nella foresta tecnologica, mancanza di spontaneità nella recitazione, aria da videogioco, ridicolo messaggio esoterico-naturista a surrogato dell’epica degli Jedi). Ed ecco che l’ultimo film ne riesce più bello, più divertente, più emozionante, meglio diretto; soprattutto nella parte finale, la migliore dei tre episodi, riuscendo a trasmettere una voglia matta di rivedere il mitico Guerre stellari.

Il disegno di produzione e specialmente gli effetti visivi generati a mezzo computer sono ancora i protagonisti dello spettacolo audiovisivo allestito dalla celeberrima IL&M, la società di effetti speciali di Lucas. Episodio III, è l’unico della saga qualificato in USA come PG-13 (avviso ai genitori per contenuti che possono essere inappropriati a minori di 13 anni), per la caduta di Anakin Skywalker nel lato oscuro della “forza”.

Alberto Fijo. ACEPRENSA.

Millions

21/05/2005. Regia: Danny Boyle. Sceneggiatura: Frank Cottrel Boyce. Interpreti: Alex Etel, Lewis MacGibbon, James Nesbitt, Daisy Donovan. 97 m. Gran Bretagna. 2005. Giovani.

Due fratelli inglesi che hanno perso la mamma cambiano casa. Il padre cerca di render loro meno gravosa la nuova esistenza. Il più grande è un tipetto di 9 anni, dal senso pratico veramente straordinario. Il piccolo Damian, 7 anni, sente molto la mancanza di mamma, ma ha un dono: gli appaiono i santi.

L’inglese Danny Boyle (Trainspotting, 28 giorni dopo) abbandona il truce genere socio-apocalittico per effondere tenerezza, ingenuità, humour, ingegno narrativo, in una storia molto originale e quasi sempre rispettosa e amabile con il cattolicesimo: quasi un racconto natalizio. Frank Cottrel Boyce, autore del copione, è assiduo collaboratore di Winterbottom, nonché grande ammiratore di Thomas Hardy, di cui ha già adattato per cinema Il sindaco di Casterbridge. Ha sette figli.

Bambini, santi, miracoli, l’esordio dell’euro e una borsa con centinaia di migliaia di sterline: ecco gli ingredienti di un racconto pieno d’incantesimo interpretato da fantastici attori-bambini. Stupenda, la fotografia di Anthony Dod Mantle (Dogville): originale, la messa in scena; piena di sorprese, l’intelligente trama che si snoda tra dialoghi indimenticabili. È il tributo di Boyle (Manchester, 1956), grato per l’insegnamento ricevuto presso una scuola di salesiani.

Millions è un notevole, stravagante e davvero piacevole racconto per adulti. Un film molto ben curato, che parla con disinvoltura di santità e generosità, offrendo sequenze veramente indimenticabili di incontri che evocano san Giuseppe, san Pietro e i martiri dell’Uganda. Nello stile del regista non manca mai un tono da bullo incapace di controllo, che fa capolino anche in questo film. Perciò risulta inadatto a bambini. Alberto Fijo. ACEPRENSA.

Sahara

21/05/2005. Regista: Breck Eisner. Sceneggiatura: Thomas Dean Donnelly. Interpreti: Matthew McConaughey, Penélope Cruz, Steve Zahn, William H. Macy, Lambert Wilson. 124 m. USA.-Spagna 2004. Giovani.

Il temerario avventuriero Dirk Pitt e il simpatico compagno d’avventura Al Giordino -entrambi agenti della fantasiosa Agenzia nazionale di Attività Acquatiche e Subacque- sono protagonisti dei quattordici best sellers di Clive Cussler, con un precedente, trasposto per cinema, nel 1980. Adesso i due sono protagonisti anche in Sahara, divertente megaproduzione che ha già riscosso rilevanti incassi, e che consolida a Hollywood l’abilità di Breck Eisner, figlio del potente Michael Eisner, attuale presidente di Walt Disney Co.

In quest’occasione, Pitt e Giordino sono in viaggio per l’Africa, alla ricerca di una mitica nave corazzata dell’esercito confederato, misteriosamente scomparsa durante la Guerra di Secessione statunitense. In Nigeria, dove recuperano diversi tesori, i due amici conoscono Eva Rojas, dottoressa spagnola dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che indaga su di un’epidemia letale. La ricerca della nave fantasma e l’indagine sulla strana malattia portano i tre personaggi fino in Mali, paese distrutto dalla guerra civile, dove impera, mettendolo a ferro e fuoco, un crudele dittatore sostenuto da un losco imprenditore francese.

Come film best-seller, la storia è violenta, schematica, poco verosimile. Coerente con questo atteggiamento, i personaggi sono stereotipati, con conflitti interiori drammatici, trattati con superficialità. Ma l’insieme è gradevole e divertente grazie al tono amabile –epico e comico allo stesso tempo-, alla bravura degli attori e soprattutto, alla spettacolare scenografia di Eisner, che ha curato moltissimo l’ambientazione, traendo il massimo dalla bellezza delle località dove ha girato il film. Si vede che gli oltre cento milioni di dotazione del film sono stati ben spesi. Si tratta dunque di una gradita sorpresa, che riattualizza la formula di successo già sperimentata da Steven Spielberg nella saga di Indiana Jones. Jerónimo José Martín. ACEPRENSA.

Profondo blu (Deep blue)

21/05/2005. Registi, Sceneggiatura: Alastair Fothergill, Andy Byatt. Musica: Gorge Fenton. Documentario. Gran Bretagna, Germania. 90 m. Giovani.

I documentari sulla natura possono essere esaltati su grande schermo, come in questo caso, dove emerge la bellezza di un pianeta che non finisce di stupirci. La squadra BBC responsabile della serie The Blue Planet (Pianeta azzurro) ha girato chilometri di pellicola per allestire un superbo spettacolo, impreziosito dalla musica del grande George Fenton, dove si avvertono solo la mancanza di una trama e di un montaggio un po’ più cinematografici, come avvenuto per Il Popolo migratore.

Profondo blu compendia spettacolari e sorprendenti immagini, frutto di anni di riprese cinematografiche negli oceani di tutto il mondo: dalle barriere coralline alle desolate coste della Antartica, dal mare aperto fino alle fosse abissali piene di mostri fosforescenti. Delfini, squali, balene, granchi e altri animali si susseguono per 90 minuti d’incredibile bellezza, filmati con una meravigliosa perizia tecnica. Comunque, meglio sapere in anticipo che lo spettacolo non è indicato per bambini piccoli, a causa di alcune sequenze molto violente, come quelle delle orche a caccia di cuccioli di leoni marini. Alberto Fijo. ACEPRENSA.

Le crociate

7/05/2005. Regia: Ridley Scott. Sceneggiatura: William Monahan. Interpreti: Orlando Bloom, Eva Green, Liam Neeson, Jeremy Irons, Edward Norton, Marton Csokas. 145 m. USA-Spagna-UK. 2005. Giovani-Adulti.

Dopo il successone di Il Gladiatore, il regista inglese di 67 anni Ridley Scott insiste sulla stessa linea. Questa volta l’argomento sono le Crociate. Con un copione dell’esordiente William Monahan, racconta una noiosa e magniloquente storia sui prolegomeni della terza Crociata (1186), dove si percepiscono gli effetti di applicare una certa mentalità contemporanea a fatti e comportamenti del passato. La messa in scena è certamente spettacolare, come sono spettacolari i 140 milioni di dollari che è costato questo film, parzialmente girato in Spagna, specialmente nel castello di Loarre, nella regione di Aragona. L’attore protagonista, Orlando Bloom (La maledizione della prima luna), manifesta notevoli carenze interpretative, che si cerca di compensare con la presenza di attori veterani come Liam Neeson e Jeremy Irons.

Si dice che le mezze bugie sono peggiori delle bugie complete. Baldovino IV, il re lebbroso di Gerusalemme, sua sorella Sibilla, Guy di Lusignan, il patriarca Eraclito, e anche Balian d’Ibelin (il protagonista del film) sono personaggi storici. Quello che il film tace, cioè che reinterpreta al servizio di una visione parecchio belligerante, è che Sibilla era una testa pazza di enorme ambizione, e che Balian d’Ibelin era uno dei principali baroni palestinesi, sposato in seconde nozze con Maria Comneno, ex regina di Gerusalemme e vedova di Amaury I. Non si fa presente Baldovino IV come un uomo religioso, come invece egli era: la sua giustizia, la sua equanimità, la lealtà nel rapporto con Saladino, il suo prestigio, erano parte integrante della fisionomia di un autentico cavaliere cristiano. Queste sono alcune delle conclusione di uno dei migliori storici dell’Oriente, René Grousset, dell’Accademia di Francia, autore della monumentale Histoire des croisades et du Royaume franc de Jérusalem, 2.500 pagine e molti anni di ricerca sulle fonti cristiane e musulmane.

Una cosa è che nella storia del regno franco di Gerusalemme ci fossero personaggi indesiderabili e azioni infami, un'altra è questo ritratto senza sfumature, dove tutto è nero e sinistro, con un rozzo settarismo anticristiano e un ritratto idealizzato di Saladino e delle sue truppe, che sembrano estratti di certa letteratura spazzatura sul Medioevo. Una volta in più il cinema interpella, incoraggia a scoprire una verità che non è cosí semplice come quella racchiusa in un film. Questo è perfettamente comprensibile. Non sarebbe giusto chiedere ad un film commerciale il rigore di un libro serio di storia.

Sir Ridley Scott ha dichiarato che era ora di togliere alla gente l’immagine idealizzata delle Crociate. La seconda parte del suo messaggio è veramente sorprendente: è possibile una convivenza pacifica che sarà frutto della rinuncia alla religiosità radicale. Non è difficile immaginare che cosa sia per il regista la religiosità radicale. Alberto Fijo. ACEPRENSA.

La caduta

7/05/2005. Regia: Oliver Hirschbiegel. Sceneggiatura: Bernd Eichinger. Interpreti: Bruno Ganz, Alexandra Maria Lara, Corinna Harfouch, Thomas Krestchmann, Jualiane Köhler, Ulrich Noethen. 150 m. Germania. 2004. Adulti.

Oliver Hirschbiegel, una delle grande figure della televisione in Germania, aspirava all’Oscar per il miglior film in lingua non inglese (poi è andato a Mare dentro) con il suo terzo lungometraggio, La caduta, un angosciante racconto degli ultimi giorni di Hitler nell’aprile del 1945. L’asfissiante e insieme misurato copione di Bernd Eichinger è basato sul libro dello storico Joachim Fest e sulla testimonianza di Traudl Junge, una delle giovanissime segretarie di Hitler assunte nel periodo finale di reclusione nel bunker (compare all’inizio e alla fine del film e parla di quei giorni).

Siamo di fronte ad una ricchezza di talento cinematografico al servizio di un implacabile affresco sulla caduta del nazismo, in una Berlino in rovine che resiste disperatamente all’assalto delle truppe russe. Hitler (un geniale Bruno Ganz) s’impunta nel non voler accettare la realtà e quando alla fine lo fa, sentenzia: “Se la guerra è perduta, non m’importa che il mio popolo soffra. Non sprecherò una lacrima per lui. Non merita niente”.

Dal punto di vista tecnico bisogna sottolineare la fortissima verosimiglianza della messa in scena, sia nel bunker di 250 metri quadri che nei combattimenti per le strade di Berlino. L’ambientazione, i costumi, il lavoro degli stilisti e dei truccatori è impeccabile. Il talento degli attori è decisivo per che il film abbia il ritmo desiderato dal regista. È molto raccomandabile la versione originale con sottotitoli.

A volte lo spettatore ha il cuore in gola, ma bisogna riconoscere che non si fa un uso frivolo della violenza, che potrebbe essere mostrata in un modo molto più brutale, se si pensa ai film d’intrattenimento che utilizzano in modo banale questo richiamo. Forse Hirschbiegel, con questo sguardo che sa di documento sulla perdita della dignità umana provocata dal fanatismo, ha voluto mettere in evidenza la falsità del presunto eroismo epico del suicidio di Hitler e di alcuni suoi seguaci. Alberto Fijo. ACEPRENSA.

Pubblico: Adulti. Contenuti: V+, S, D, F. Qualità: **** (MUNDO CRISTIANO)

Be cool

7/05/2005. Regista: f. Gary Gray. Sceneggiatura: Peter Steinfeld. Interpreti: John Travolta, Uma Thurman, Vince Vaughn, Cedrid the Entertainer, Andre 3000, Steven Tyler, Robert Pastorelli, Christina Milian, Harvey Keitel. 118 m. USA. 2005. Giovani- Adulti.

Get shorty, adattamento di un romanzo di Elmore Leonard, è stato un film divertente su un gangster cinefilo, che doveva riscuotere il debito di un produttore. Dieci anni dopo ritorna Chili Palmer (di nuovo John Travolta), che adesso desidera produrre un disco della sconosciuta Linda Moon, anche come favore alla vedova di un amico assassinato. Infatti il nostro killer ha un cuore d’oro.

Lo schema si somiglia all’originale, giocando sui contrasti tra un Palmer abbastanza per bene, e le case discografiche, caratterizzate da metodi che hanno poco da invidiare alle mafie, una di afroamericani e un'altra di russi. Ma le battute taglienti, come quelle di Quentin Tarantino (Tarantino adattó Leonard in Jackie Brown), sono inferiori e perciò la grossolanità diventa più palese. Poi le strizzate d’occhio sensuali ai film di balli di Travolta o a Pulp Fiction (lì c’erano già Travolta e Uma Thurman), costituiscono un espediente troppo facile. Più ironiche sono le battute relative, ad esempio alla vendita dei dischi di Aerosmith, con un Steven Tyler cha fa di se stesso. È curioso che il film abbia poca forza, soprattutto tenendo conto che Gary Gray diresse l’agilissimo The Italian Job. José María Aresté. ACEPRENSA.

Robots

7/05/2005. Registi: Chris Wedge, Carlos Saldanha. Animazione.90 m. USA. 2005. Tutti.

I registi di L’Era Glaciale ci raccontano il viaggio da eroe di un giovane robot inventore, Rodney, a Robot City, per conoscere il suo idolo, Bigweld. Lí egli scopre che le cose non stanno esattamente come lui prevedeva, ma fa amicizia con un gruppo di robot di strada che sanno muovere le fila. Uno di loro va subito d'accordo con Rodney e gli trova un posto per vivere.

Animazione computerizzata con un copione poco originale ed episodico che lavora sull’idea di un mondo abitato soltanto da robot. Ci sono momenti divertenti, scene di brillante concezione e qualche gag escatologica di cui si poteva fare a meno. Molto lontano da Pixar, soprattutto perché la preoccupazione per curare il paesaggio non corrisponde all’accuratezza dei personaggi, che sono abbastanza piatti e non vanno aldilà di dialoghi elementari. Alberto Fijo. ACEPRENSA.

Pubblico: Tutti. Contenuti: D-. Qualità: *** (MUNDO CRISTIANO)